Figlio del compianto Ali Farka Touré, ampiamente acclamato come il più grande chitarrista africano di sempre, Vieux Farka Touré incarna l’interpretazione moderna dell’anima del blues in Africa. Le sue melodie urbane ed elaborate e il modo di suonare la chitarra da virtuoso gli sono valsi il soprannome di “Hendrix del Sahara”.

Vieux si è affermato, nei suoi cinque album da solista fino ad oggi, come un illustre musicista che ha enfaticamente ampliato i confini della musica dell’Africa occidentale. Con questa sua ultima uscita, Les Racines, che si traduce come “Le Radici”, il titolo dice tutto, Vieux ritorna con un suono che si ricollega con la musica tradizionale Songhai settentrionale del Mali, introdotta nel mondo intero da suo padre e assegnata all’etichetta occidentale “Blues del deserto”.

Ali, disapprovava il desiderio di suo figlio di diventare un musicista, anche se lui stesso aveva sfidato i suoi stessi genitori nel farlo. Ignorando questo consiglio, Vieux inizia la sua carriera di musicista come batterista e suonatore di calabash (una zucca) all’Institut National des Arts del Mali, per poi iniziare segretamente a suonare la chitarra nel 2001. Poco prima della morte di Ali, e grazie all’aiuto dell’amico di famiglia Toumani Diabaté, il maestro di kora, Vieux ha ricevuto la benedizione di suo padre per diventare musicista, infatti ha contribuito all’omonimo album di debutto di Vieux.

Quando la pandemia di Covid ha colpito nel 2020, la mancanza di opportunità di tournée ha colpito duramente questo prolifico artista di performance dal vivo, ma allo stesso tempo gli ha dato l’opportunità di allacciarsi le cinture e lavorare instancabilmente per due anni su un progetto che in realtà era in cantiere da molto tempo. Come spiega, “Ho avuto il desiderio di fare un album più tradizionale per molto, molto tempo. È importante per me e per il popolo maliano rimanere in contatto con le nostre radici e la nostra storia… Tornare alle radici di questa musica è una nuova partenza per me e non ho mai trascorso così tanto tempo o lavorato così duramente su un album… molto tempo per riflettere su come farlo e metterlo insieme”.

Vieux è affiancato nell’album da una serie di musicisti ospiti tra cui Moussa Dembel alle percussioni, il fratello minore di Toumani Diabate, Madou Sidiki Diabaté alla kora nella title track e su Lahidou, Kandia Fa con l’ n’goni, Marshall Henry al basso, Souleymane Kane con la calabash, Modibo Mariko anch’esso al basso, Cheick Tidiane Seck alle tastiere e Madou Traoré al flauto. Inoltre, si può sentire Amadou Bagayoko, di Amadou & Miriam, suonare la chitarra in Gabou Ni Tie .

Le dieci canzoni dell’album sono tutte composizioni originali e trattano una vasta gamma di argomenti, comprese riflessioni personali sull’amore, la famiglia, i ricordi, insieme a questioni sociali contemporanee come il rispetto, l’unità e la compassione, temi importantissimi in un paese in cui alti tassi di analfabetismo significano che la musica è il principale metodo di diffusione della conoscenza e dell’informazione.

Nonostante avere un padre famoso può essere un’eredità difficile, Vieux è diventato un impressionante rappresentante del blues africano, ha rivendicato per se stesso le luci della ribalta e ha suscitato scalpore con un’idea radicale: sposare le sue radici musicali, fortemente influenzate dalla regione del Sahara occidentale. La sua musica riflette l’Africa contemporanea: urbana, sofisticata, globalmente connessa senza trascurare l’orgoglio del patrimonio culturale. La sua musica è moderna e rock, ma lascia comunque che i cammelli passino tranquillamente davanti all’occhio interiore. 

Vieux ha affermato che “L’album è un omaggio a mio padre ma, altrettanto importante, a tutto ciò che ha rappresentato e per cui ha rappresentato”.  Les Racines non è solo un album di cui Ali Farka Toure sarebbe stato orgoglioso di assistere alla perpetuazione delle tradizioni e delle credenze che ha sposato e abbracciato, ma conferma anche che musicalmente Vieux è ora il legittimo erede del suo illustre padre

Categorie: blogmusica

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