Anche se sono passati dieci anni dall’ultimo disco a suo nome “Get Rhythm”, Ry Cooder non ha mai smesso di perseguire i propri interessi di musicista. Colonne sonore a parte, ha smesso da molto di pensare ai dischi in modo tradizionale. E’ stanco, disilluso e scontento: non gli interessa più il mondo occidentale, la società consumistica, lo show biz in cui, per anni, ha cercato invano di fare “cultura”.
Ry Cooder ama la musica, quella vera, incontaminata e pura e, oggi come oggi, non trova spazio in America: le case discografiche non sono interessate a dei prodotti alternativi di questo genere, non sono facili da vendere, non attraggono i giovincelli, non sono, radiofonicamente parlando, stimolanti. E lui sbattendosene altamente, ha continuato per la propria strada.
Ha inciso con Ali Farka Toure il bellissimo “Talking Timbuktu”, poi si è preso la sua bella pausa. Ha pensato e meditato a lungo, ed ha spostato i suoi interessi verso Cuba. Il calore ed i colori della musica cubana, della musica latina in generale, lo hanno sempre attratto: ma un conto è avere degli interessi, ben altro quello di riuscire a penetrare la musica locale, facendola propria, pur restando sempre in un ambito strettamente tradizionale. E con “Buena Vista Social Club” Cooder ha toccato realmente una delle vette della sua carriera.
In questo disco, oltre al suo sapiente ed unico tocco chitarristico, abbiamo un manipolo di musicisti straordinari che seguono a bacchetta le sue direttive, pur rimanendo ancorati alla propria tradizione. Ed il risultato è un disco sfavillante in cui i suoni ed i colori dell’isola castrista vanno a braccetto con intuizioni tipicamente cooderiane. I brani sono tutti classici della tradizione cubana, consigliati per lo più da Segundo e Gonzales, oppure da Juan De Marcos Gonzales.
Spiega Ry: “Come il blues, questa musica non è mai stata distrutta dalla commercializzazione. Non esiste un business musicale in questa musica, è ancora pura come quando è nata. I musicisti suonano con gioia, con partecipazione. E’ una musica piena di cuore, di anima, non fa parte del mondo moderno. Questa musica ti parla in maniera naturale, cosa che non esiste più in quella moderna. A Cuba la musica è un tesoro da trovare: se cerchi con attenzione ne trovi le tracce, ed io ho trovato tutto”.
I quattordici brani del disco: Chan Chan, De Camino a la Vereda, El Cuarto de Tula, Pueblo Nuevo, Dos Gardenias, ¿Y Tú Qué Has Hecho?, Veinte Años, El Carretero, Candela, Amor de Loca Juventud, Orgullecida, Murmullo, Buena Vista Social Club, La Bayamesa, sono di una bellezza disarmante, grazie a Cooder & Co., che hanno saputo dare un saggio della loro bravura e ci hanno regalato un disco emozionate e profondo al tempo stesso, prezioso come un gioiello di inestimabile valore.
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