Nonostante sia suonato in buona parte dai componenti dei: Grateful Dead, Jefferson Airplane, Quicksilver Messenger Service e da: Neil Young, Graham Nash e Joni Mitchell, If I Could Only Remember My Name è senza dubbio il capolavoro personale e privato di David Crosby. Un album tutto di voci, ma con pochissime parole, come se esprimere pensieri e significati non fosse più possibile e soprattutto non avesse più molto senso.
Siamo a San Francisco (California) nel 1971 e mai come in questo momento i “figli dei fiori” o dell’utopia assumono le sembianze di profeti di un nuovo credo, sempre più staccato dalla realtà urbana e sempre più proteso verso un mondo ideale, tanto astratto quanto contradditorio.
David ha già scritto delle meraviglie con i Byrds e con i C.S.N.&Y, ma è in questo album che il suo sogno visionario, la sua anima più interna e creativa si esprime al meglio. La più profonda esplorazione del proprio amore per la Natura, la necessità di esplorare ogni frammento della propria coscienza viene portato in musica.
Una musica liquida e stellare, su una linea di confine tra folk e jazz, leggero come un gas evanescente If I Could Only Remember My Name è adagiato su un tappeto fluttuante in zone inaccessibili alla coscienza umana.
In questa evidente fragilità generazionale è importante esprimere emozioni, colori, suoni, sensazioni, stati d’animo. Questo solo conta, questo solo è possibile fare e If I Could Only Remember My Name ne è l’esempio più emblematico, bello e profondo.
0 commenti