David Crosby non ci ha abituato a frequenti uscite discografiche, a oltre quarant’anni da If I Could Only Remember My Name del ’71, in mezzo ci sono stati solo due dischi: Oh Yes I Can del ’89 e Thousand Roads del ’93. Se è facile pensare che questo sia il suo commiato musicale le canzoni non lo sono affatto. Undici brani quasi tutti a sua firma, l’aiuto del figlio Raymond, di Mark Knopfer e di Wynton Marsalis, danno un tocco di notevole presenza ad alcuni pezzi dell’album.
Quello che fa “grande” Croz è il suo “spiazzare” che, ancora una volta, è parte integrante della sua vita. David Crosby abituato a continue cadute e continue rinascite non poteva anche questa volta sorprendere critica e fan. L’album infatti, non era previsto e se poteva sembrare come un’operazione commerciale il risultato è invece tutt’altro. “…avevo ancora delle cose da dire” è la sua affermazione all’uscita del disco, e “per fortuna” aggiungiamo noi.
Crosby ancora una volta riesce a sceneggiare storie, confessare brividi profondi, narrare difficili rapporti con la vita, preparare balsami di guarigione. Croz è un disco ricco di fascino e dal suono elegante. La voce è intensa, le canzoni suscitano suggestioni e piccole magie. L’uomo riesce (ancora una volta) a stupire, a colorare il mondo con le tempere del vero artista, con i colori che accendono la fantasia, di azzurri profondi.
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