Devo sinceramente ammettere che i Phosphorescent sono stati la più bella scoperta di questo duemilatredici, anche se questa band statunitense originaria di Athens in Georgia è attiva da un decennio e questo Muchacho è il loro sesto album. Ascoltati per caso in una radio on-line, fin dalle prime note ho capito di aver trovato uno di quei gruppi che ti rimangono dentro, e così sono andato alla scoperta dell’intero album di questo ennesimo gruppo. Traccia dopo traccia erano sempre più soddisfacenti, non chiedetemi perché le ballate di Matthew Houck colpiscano la mia emotività in maniera così forte e lascino un segno che decine di altri musicisti non hanno capacità di incidere nel profondo neppure dopo decine d canzoni. Chiamatelo “colpo di fulmine” se volete.

I Phosphorescent se la cavano proprio bene sia dal punto di vista musicale che vocale: riescono ad imprimere ai loro pezzi pathos e sensibilità e l’ascolto è stimolato da diverse contaminazioni: rock, folk, elettronica con l’uso di fiati, archi, percussioni, chitarre ed elettronica.

E’ francamente difficile citare qualche pezzo che si elevi decisamente tra gli altri, probabilmente solo “A Charm/A Blade” e “The Quotidians Beasts” sono i più “orecchiabili”, la produzione è molto omogenea e ben caratterizzata su buoni livelli. Insomma, dieci ballate che confezionano un album piacevole e importante, da ascoltare con attenzione perché suggestivo e di notevole valore artistico.

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