E’ un buon ritorno questo di Paul Simon che, dopo diverse pubblicazioni di non grande valore, ritorna finalmente con un disco sopra la media, anche se lontano dall’ultimo suo capolavoro solista che è Graceland.
So Beautiful Or So What è il dodicesimo lavoro in studio del settantenne cantautore americano famoso anche per il duo con Art Garfunkel.
Nei testi è la spiritualità l’elemento predominante, ecco infatti cosa dice in una sua intervista: “Spiritualità sì, tanta, anche se in senso non religioso. Credo sia connessa con i tempi, con i problemi economici in America; c’è tanta gente che ha perso e perde il lavoro. Quel che capita nel mondo, e anche nella mia vita, finisce sempre nelle canzoni. Ma direi che sarebbe troppo appioppargli il titolo “Now i sing God”; il soggetto Dio appare in 4 o 5 canzoni, non l’ho fatto intenzionalmente”, un disco quindi, che approfondisce il significato della vita.
Pur non avendo uno stile musicale dominante, in una manciata delle dieci canzoni dell’album si respira il ritmo, il sound africano, che riporta alla mente “Graceland”, nelle restanti, l’armonia e la melodia hanno il sopravvento sul ritmo e si allontanano perciò da “mamma africa” e approdano a suoni più standardizzati.
L’inizio del disco è la parte migliore e i primi quattro brani, Getting Ready For Christmas Day, The Afterlife, Dazzling Blue e Rewrite, sono probabilmente i più belli e già da soli meritano l’ascolto del disco. Love And Hard Times, Amulet (poco più di un minuto) e Questions For The Angels invece sono la parte meno felice.
Se nella prima quartina si viene “presi” da un vortice sonoro carico di ritmo, piacevole all’udito e soprattutto ben amalgamato strumentalmente parlando, nella terzina sopradetta la melodia fin troppo scontata e a volte noiosa, abbassa un po’ il livello sonoro dell’album.
Le restanti tre canzoni Love And Hard Times, Love And Blessings e So Beautiful or So What, aggirandosi tra il primo “Simon & Garfunkel” e riecheggiando il “Paul Simon” solista dei tempi migliori, mediano la qualità musicale dell’album.
In conclusione So Beautiful Or So What è un buon album, una sommatoria di molteplici suoni e interessi realizzati da un grande musicista, coerente e maturo non solo anagraficamente parlando. Dopo quel capolavoro di “Graceland” è senz’altro l’opera più interessante che abbia pubblicato.
Dopo un quarto di secolo non è poco.
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