Dopo due anni di silenzio, l’esperimento di Gano con i Mercy Seat, dopo il solo di Brian Ritchie, dopo che voci della stampa americana li davano per defunti, i Violent Femmes escono con questo disco che porta il nome di “3”. In realtà questo è il loro quarto disco, ma Gano e co. contorti come al solito, hanno voluto divertirsi con la matematica.
Gano è tornato in gran forma, compone bene, e la band lo segue a menadito, colorando le sue canzoni con argute sonorità, talvolta grezze e dure come la roccia, talvolta raffinate e circonstanziali.
Avevano inciso tre dischi, belli, il primo addirittura è un capolavoro (Omonimo del 1982), con quel suono spartano, elettroacustico, duro, quasi feroce, il secondo ed il terzo più studiati, curati, quasi levigati, ma taglienti come una lama affilata.
“3” ha forza ed impeto, non è un disco facile, non piace al primo ascolto anzi, ne ha bisogno di diversi, ci sono degli accenni free, grazie all’uso del sax e ci sono dei momenti acustici, intimistici, profondi. E’ questa l’originalità musicale di Gano e la sua band, un trio che tentava di cambiare il corso alla storia del suono americano ma che aimè, non ci sono riusciti.
Dopo un accurato ascolto si giunge alla conclusione che “3” è un buon prodotto, ci sono attimi forti, legati alle radici. I suoni sono un alternarsi di durezza e dolcezza, sono violenti e gradevoli, suadenti e graffianti, e le voci un alternarsi di urlati e sussurati. Questa è la musica dei Violent Femmes.
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